Ho avuto il privilegio di accostarmi all’Arte molto presto, di appropriarmi dei mezzi per manifestare sentimenti e pensieri, anche contrastanti, che mi hanno sempre animato.
Nata nel 1969, lavoro a Cagliari. Dai sei anni ho studiato danza; ho conosciuto e apprezzato persone molto differenti, per provenienza sociale, culturale e geografica. Ho così maturato l’idea di una necessaria difesa delle individualità, nella salvaguardia di uguali diritti, per un confronto pacifico e costruttivo. Da ottimi maestri, ho appreso rigore e metodo. Diplomata al Liceo Artistico di Cagliari, poi al Corso di Fotografia dell’Istituto Europeo di Design (diretto da Peter Portner), mi sono laureata in Lettere con una tesi su Kandinsky.
Ho frequentato, dieci anni, lo studio della pittrice Rosanna Rossi.
Dal 1994 ho iniziato la mia attività espositiva e molti miei lavori vivono in case a Cagliari, Roma, Siena, Napoli, Milano,Venezia, San Gallo, Parigi, Seattle, Boston, San Francisco, Melbourne, Santiago, e Tokyo.
Perché uno stile “sobrio ed essenziale”?
Forse è la risposta al caos emotivo, spesso avvertito, come specchio di una “vita” mondiale, nutrita di “squilibri”. Tra chi ha e chi non ha, tra chi ha il potere e chi lo subisce, tra chi è armato e chi è indifeso. Allora la ricerca va verso l’equilibrio, l’armonia, il recupero del “bello” e dell’Arte, come qualcosa in cui “slanciare” le proprie voglie ed energie.
Dipingere con lentezza e oculatezza, e poi, con gesto improvviso, accendere, illuminare un colore; o disegnare segni, con ritmo alterno, pastelli o grafite dai grigi diversi, oppure “costruire” un ritratto. Costruire e non distruggere.
Per me la luce, sia in fotografia che in pittura, diventa la speranza, l’utopia. Un progetto quotidiano per un futuro “possibile” nella realtà, secondo l’idea di Joyce Lussu (la cui presenza ho avvertito come naturale, nei soggiorni in casa nostra), a cui tutti, come “semi sparsi qua e là”, possiamo partecipare, con le nostre capacità e nei rispettivi campi d’azione.
Così io spero che il rigore, che mi sono “imposta”, nell’uso dei vari mezzi espressivi, sia il mio contributo a questa causa.
Maria Caboni